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The Dark Side of Goal - Ivan il Terribile Bogdanov

Non poteva immaginare fosse cosi facile. Non ci aveva nemmeno pensato. Ma un po', probabilmente, lo sospettava. Falla, o per meglio dire, voragine nella sicurezza di Marassi. Tutti possono fare ciò che li passa per la mente. Sedersi a cavalcioni sulla recinzione? Tagliare la rete con delle cesoie? Inneggiare all'odio razziale e tenere in ostaggio il pubblico? Tutti, ovvero Ivan Bogdanov, 29enne serbo in quel 2010.

Dopo quella triste serata in quel di Genova, dopo gli eventi mostrati al mondo intero, troppo facile rinominare Ivan Bogdanov come Ivan il Terribile. E Bogdanov è sì un terribile ultras, ma a differenza del primo zar non viene dalla Russia, ma bensì dalla Serbia. Cresciuto nel mito di Arkan, quest'ultimo vecchio leader dei tifosi della Stella Rossa e criminale di guerra, come la Tigre, Bogdanov diventerà presto capo degli ultras del glorioso club di Belgrado.

Nessuno conosceva Bogdanov prima di Italia-Serbia, in seguito nessuno dimenticherà il suo volto, coperto da un passamontagna. Nè il suo nome. Soprannominato Coi, appartiene alla fazione estremista e militante degli Ultra Boys. A Belgrado ha guidato la rivolta contro l'indipendenza del Kosovo, assaltando l'ambasciata degli Stati Uniti. Ha aggredito agenti e tifosi di Partizan e Maribor. Con tanto di ovvie pendenti denunce. Ha un curriulum terribile.

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La Federazione italiana e il personale dello stadio Marassi però non fanno il proprio dovere correttamente. Come succede durante ogni gara, non solo tra le mura della Penisola, suglia spalti entrano oggetti non consentiti. Controlli questi sconosciuti. Stavolta niente motorino, ma innumerevoli razzi e persino una pinza che Bogdanov saprà bene come usare.

Italia-Serbia, si gioca per approdare all'Europeo 2012. Tutti concentrati in campo e sugli spalti, media, giocatori e tifosi sulle spine. Durerà pochissimo. Passano solo pochi istanti e l'arbitro è costretto a sospendere la gara. C'è un uomo a cavalcioni sui plexigass di Marassi, quelli che separano campo e spalti. Trascinato da canti e cori dei propri seguaci, Bogdanov accende allegramente razzi con una mano e con l'altra comincia a tagliare la rete di separazione tra curva e terreno di gioco. Con una pinza. Grandi controlli all'ingresso del Ferraris, la frittata è fatta.

Anche perchè la polizia non muove un dito. Rimane in attesa ad osservare la situazione, ma permette a Bogdanov e alla sua ciurma di tenere in ostaggio la gara, prima che il direttore di gara sospenda tutto. Impossibile continuare così, tra il fumo dei razzi, tra la vergogna per quell'uomo posizionato lì, mettendosi in mostra con gesti antisemiti inneggianti alla violenza, all'odio. Ha vinto lui.

Ha vinto perchè i giocatori della Serbia vanno ad applaudire comunque i propri tifosi nonostante quanto accaduto. Ha vinto perchè il mondo parla di lui. Ha vinto perchè nessuno l'ha fermato, riuscendo a mostrare tutto il peggio di sè. Indisturbato, è riuscito a far sospendere la partita, a danneggiare Marassi. L'arresto? Quisquilie per uno come lui, abituato a tali situazioni. L'importante era il pre, non il dopo.

Mentre l'Italia è scandalizzata e il mondo osserva il Bel Paese (?) immobile, Bogdanov prova a farla franca. Ma la sua stazza e i suoi tatuaggi saranno troppo facili da individuare dopo la fine della partita. Durante il suo show indossava un passamontagna, ovviamente nero. Anche senza di quello le forze dell'ordine riescono a trovarlo. Sì, perchè per evitare disordini ulteriori i poliziotti aspettano che gli ultras vengano fuori dagli spalti. Ivan prova a nascondersi nel bagagliaio di un autobus serbo parcheggiato dentro lo stadio, che avrebbe dovuto riportare i tifosi a casa.

La polizia lo scova subito: tra i suoi tatuaggi più riconoscibili anche la data 1389, quando avvenne battaglia della Piana dei Merli, ovvero il mito fondante dello spirito ultranazionalista serbo. La tv e il web mostrano le immagini di Marassi dall'interno, con diversi poliziotti che portano fuori un Bogdanov senza cappuccio. Non parla, sorride: ha mostrato i simboli dell'ultra nazionalismo serbo al mondo. E' contento, basta e avanza. Andrà in carcere, ma a lui non importa.

Verrà trasferito in un carcere femminile, impossibilitato a recarsi a Marassi, causa presenza massiccia di detenuti albanesi, che non avrebbero voluto avere in cella un serbo. E nel carcere maschile genovese ci sono anche troppi detenuti italiani imbestialiti, troppi serbi con cui allearsi. Via da tutti loro, fino alla condanna. Perchè Bogdanov decise di divrenire Terribile a Marassi? Per diversi motivi, of course.

"Quella sera, la nazionale serba andava punita perchè da troppo tempo non era all’altezza" fece sapere qualche mese più tardi. "Non c’entrava il gioco, era un fatto di atteggiamento e di rispetto nei confronti della gente. Chiedo scusa a Genova, non ho niente contro l'Italia. Se non mi piace qualcosa lo dico. Mihajlovic ad esempio è un bastardo, ha tradito la Serbia, ha sposato un’italiana, è rimasto a vivere in Italia e non ha insegnato il serbo ai suoi figli".

Uscito di prigione dopo un anno e undici mesi di carcere, grazie ad uno sconto della pena, Bogdanov riprenderà il proprio posto a capo della curva serba e della Stella Rossa. Tornerà in prima pagina nel 2014, quando la sua nazionale affronterà l'Albania, questa volta per altre qualificazioni europee, quelle relative a Francia 2016. La storia è nota: Serbia, Albania, l'odio tra i due popoli, la rivendicazione di territori da parte di entrambe.

Qualcuno fa volare un drone con una bandiera dell'Albania, i giocatori serbi la tirano giù. Apriti cielo. Oggetti contro i giocatori albanesi, rissa, invasione di campo degli ultras serbi. Tra di loro c'è anche Ivan Bogdanov, stavolta senza passamontagna. Superfluo.

Superfluo anche quando si fa fotografare con una maglietta agghiacciante inneggiante ad Auschwitz, mentre con il braccio compie il saluto nazista. Superfluo etichettarlo come il male del calcio, come idiota. Come la delinquenza che si mischia allo sport, come la politica nera in ogni dove, pressante. Ivan la bestia, Ivan il terribile. Ivan Bogdanov.

(4- continua)

Puntate precedenti: Storia della Tigre Arkan (3 giugno), Marmelada Peruana (10 giugno), Disastro Kayseri (17 giugno)

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