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I polsi periferici:

• Temporale: si rileva sull’arteria temporale, localizzata tra l’occhio e l’attaccatura dei capelli, appena

al di sopra dell’osso zigomatico. Viene utilizzato quando il polso radiale non è accessibile.

• Carotideo (è centrale ) ; è il polso rilevato sull’arteria carotide, che è localizzata sul collo a lato della

laringe, tra la trachea e il muscolo sternocleidomastoideo. Utilizzato in caso di arresto

cardiaco/shock negli adulti, e per determinare la circolazione cerebrale.

• Brachiale: localizzato sul lato interno della piega del gomito, tra i muscoli bicipite e tricipite. Usato

per rilevare la pressione sanguigna, usato durante l’arresto cardiaco nei neonati.

• Femorale: è il polso rilevato sull’arteria femorale, localizzata in corrispondenza dell’inguine nel

triangolo femorale limitata nei due lati sottostanti dai muscoli e nel lato superiore all’inguine. Viene

utilizzato in caso di arresto cardiaco/shock, e per evidenziare la circolazione nella parte bassa delle

gambe

• Popliteo: è il polso rilevato nella fossa poplitea, dietro al ginocchio, lungo il lato esterno del tendine

mediale. Utilizzato per evidenziare la circolazione nella parte bassa delle gambe.

• Tibiale posteriore: è il polso rilevato sull’arteria posta dietro il malleolo mediale, l’osso interno della

caviglia, nel solco tra malleolo ed tendine di Achille. Usato per evidenziare la circolazione nel piede.

• Pedidio: è il polso rilevato sull’arteria dorsale del piede, localizzata lungo la parte superiore del piede

(dorso), lateralmente al tendine estensore dell’alluce. Questa arteria può essere palpata seguendo

una linea immaginaria dalla metà della caviglia allo spazio tra alluce ed il secondo dito del piede.

Viene usato per evidenziare la circolazione nel piede.

La frequenza cardiaca aumenta in caso di febbre, in risposta all’aumento di pressione arteriosa dovuta ad

un’importante vado dilatazione periferica, associata ad un aumento della temperatura corporea o a causa di

un aumento del metabolismo.

Le aritmie cardiache sono alterazioni del normale ritmo di contrazione del cuore. Tali anomalie, si vedrà, non

riguardano solo il numero di battiti cardiaci al minuto, ma anche la propagazione dell'impulso che li genera.

La pressione arteriosa è la pressione esercitata dal sangue contro le pareti dei vasi. Il sangue si muove sotto

forma di onde, pertanto si possono misurare due tipi di pressione sanguigna: la pressione sistolica, ossia la

pressione del sangue conseguente alla contrazione ventricolare (la pressione massima); e la pressione

diastolica, osservata quando i ventricoli si trovano in condizione di riposo ( la pressione minima dell’onda

sanguigna). La differenza tra pressione sistolica e diastolica è detta pressione del polso.

La pressione sanguigna si rileva di solito sul braccio, sull’arteria brachiale utilizzando un fonendoscopio

standard. Nel caso in cui si presenti, l’impossibilità di misurare la pressione a livello brachiale(ustioni,

traumi), la si può misurare tramite l’arteria poplitea. E’ importante confrontare i valori della PA in una

coscia e in quella controlaterale. La PA non deve essere misurata su un arto in un paziente che sul quel lato

ha : lesioni o patologie a carico di spalla, braccio o mano o anca ( o anca, ginocchio, caviglia); una

qualunque parte dell’arto ingessata o bendata; subito l’asportazione chirurgica delle mammelle o dei

linfonodi ascellari ( o inguinali) di quel lato, ad esempio a causa di un cancro; in corso un’infusione

endovenosa o trasfusione di sangue; una fistola arterovenosa ( es per dialisi renale).

La Pressione arteriosa può essere misurata in maniera diretta o indiretta. In maniera diretta (monitoraggio

invasivo) si procede con l’introduzione di un catetere nell’ arteria brachiale, radiale o femorale. La

pressione appare sul monitor sotto forma di onde. Se il catetere è stato messo in maniera corretta, la

lettura della pressione sarà estremamente accurata.

Per quanto riguarda la misurazione indiretta, troviamo due metodi: quello auscultatorio e quello

palpatorio.

Quello auscultatorio, è quello maggiormente utilizzato in ospedale e a domicilio; viene applicata una

pressione esterna su un’arteria superficiale e si legge la pressione sull’ sfigmomanometro (composto da una

cuffia e uno strumento di misura) mentre ascolta attraverso un fonendoscopio le cinque fasi dei suoni di

Korotkoff. La pressione sistolica corrisponde alla comparsa del primo battito, che deve essere chiaro ed

udito per almeno 2 volte; successivamente i toni aumentano d’intensità nelle fasi 2-3. La pressione

diastolica viene misurata in corrispondenza della 4-5 fase. La 4 corrisponde alla riduzione dei toni con il

passaggio a toni di qualità più dolce, tipo soffio. La 5 corrisponde al punto in cui il battito scompare e

rappresenta il valore della pressione diastolica. Nei bambini, la fase 4 di Kortokoff rappresenta la misura più

accurata della pressione diastolica.

Il metodo palpatorio, viene utilizzato quando i suoni di Korotkoff non riescono ad essere sentiti e non è

disponibile l’apparecchio elettronico per amplificare i suoni. L’infermiere percepisce le pulsazioni

dell’arteria mentre la pressione nella cuffia diminuisce. La pressione sistolica si legge sullo

sfigmomanometro quando si sente la prima pulsazione. Una vibrazione come una singola frustata,

percepita in aggiunta alle singole, identifica il punto nella quale la pressione nella cuffia è prossima alla

pressione diastolica. Questa vibrazione non si percepisce più quando la pressione della cuffia scende al di

sotto della pressione diastolica. L’infermiere stima la pressione sanguigna con il metodo palpatorio prima

dell’auscultazione per evitare di incappare nel gap auscultatorio, che si riscontra principalmente nei

soggetti ipertesi, è la scomparsa temporanea dei suoni normalmente udibili sull’arteria brachiale quanto la

pressione della cuffia è elevata, seguita dalla loro ricomparsa a livelli pressori più bassi. Tale scomparsa dei

suoni si verifica nell’ultima parte della fase 1 e può coprire un intervallo di 40 mm Hg.

I fattori che influenzano la pressione sanguigna:

• Età. Aumenta con l’aumentare dell’età, perché le arterie diventano più rigide e meno elastiche alla

pressione del sangue. Questo determina un aumento della pressione sistolica, poiché la parete

arteriosa è meno elastica e non si contrae rapidamente con il diminuire della pressione, anche la

pressione diastolica è più alta.

• Sesso. Le donne di solito hanno valori di pressione inferiori a quelli degli uomini della stessa età,

molto probabilmente a causa delle variazioni ormonali. Dopo la menopausa, la pressione tende ad

aumentare.

• Esercizio fisico. Aumenta la pressione sanguigna, per la corretta misurazione è necessario aspettare

20-30 minuti dopo l’esercizio, per misurarla.

• Farmaci. Possono aumentarla o abbassarla

• Stress. La stimolazione del SNC simpatico aumenta la gittata cardiaca e la vasocostrizione delle

arteriole, innalzando la pressione sanguigna. Con lo stesso principio il dolore può determinare

vasodilatazione e abbassare la pressione sanguigna.

• Razza. I maschi afroamericani sopra i 35 anni hanno pressioni sanguigne più elevate dei maschi

americani bianchi della stessa età.

• Obesità. Sia infantile che nell’adulto, provoca ipertensione.

• Condizioni cliniche come il diabete. Sia di tipo 1 e 2 possono causare patologie arteriose e

ipertensione.

• Variazioni circadiane. La pressione di solito è bassa al mattino presto, quando il metabolismo è

basso, e aumenta durante il giorno, con picchi massimi nel pomeriggio e la sera.

• Febbre/caldo/freddo. A causa delle variazioni del metabolismo, la febbre può innalzare la pressione

sanguigna. Il caldo provoca vasodilatazione, e quindi un abbassamento della pressione sanguigna, il

freddo invece vasocostrizione e quindi un aumento.

Pre-ipertensione 120-140 e 80-89

Ipertensione I stadio 140-159 e 90-99

Ipertensione II stadio >160 e >100

Frequenza respiratoria.

La respirazione è l’atto di respirare, comporta l’assunzione di ossigeno e l’eliminazione di anidride

carbonica. I termini inalazione e inspirazione, si riferiscono all’ingresso di aria nel polmoni; esalazione ed

espirazione si riferiscono all’uscita dell’aria polmonare verso l’atmosfera. Ventilazione è un altro termine

per descrivere il movimento dell’aria in entrata e in uscita. L’iperventilazione si riferisce ad una serie di

respiri molto profondi e rapidi; l’ipoventilazione si riferisce a respiri poco profondi.

Ci sono due tipi di respirazione che l’infermiere deve osservare:

La prima la si rileva osservando i movimenti del torace verso l’alto e l’esterno. Nella seconda si va ad

osservare i movimenti dell’addome che è spinto verso il basso dalla contrazione del diaframma.

Per misurare la respiratoria, è necessario conoscere la frequenza, la profondità, il ritmo e le caratteristiche

del respiro. La frequenza respiratoria è misurata in atti respiratori per minuto (12-20 atti). La profondità del

respiro di una persona può essere rilevata osservando il movimento del torace e il respiro può essere

descritto come normale, profondo e superficiale. Quello superficiale coinvolge nello scambio gassoso una

piccola quantità di aria, con l’uso di una quantità minima di tessuto polmonare. Normalmente in un ciclo di

inspirazione ed espirazione, in un adulto si inspira circa 500 ml di aria.

Il ritmo del respiro si riferisce alla regolarità degli atti respiratori. Normalmente gli atti respiratori sono

intervallati uniformemente. Il ritmo può essere descritto come regolare o irregolare. Il ritmo di una

bambino può essere meno regolare rispetto a quello di un adulto.

La respirazione normalmente è silenziosa, ma alcuni suoni anormali, come l’ansimare, sono riconoscibili

all’orecchio dell’infermiere. Molti suoni sono dovuti alla presenza di liquido nei polmoni, sono più udibili

con un fonendoscopio.

Caratteristiche del respiro:

• Frequenza: Tachipnea (atti respiratori veloci e superficiali); Bradipnea (respirazione anormalmente

lenta); Apnea (cessazione della respirazione).

• Volume: iperventilazione ed ipoventilazione.

• Ritmo: Respiro di Cheyne-Stokes- caratterizzato da un ciclo nel quale la respirazione aumenta

gradualmente di frequenza e profondità per poi ridursi, con periodi di apnea temporanea.

• Dispnea: respiro difficolto, affannoso; l’individuo riferisce s

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
28 pagine
SSD Scienze mediche MED/45 Scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fabrypowa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto della proprietà industriale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Faia Aldo.