Più sono i nemici, più occorre predisporre le adeguate contromisure per affrontarli. La metafora bellica ben si presta alla situazione del cuore di tante persone in Italia, dove le malattie cardiovascolari sono ancora la causa del 36% dei decessi. In questo caso, l'alleanza pericolosa per la salute di cuore ed arterie ha un nome: lipitensione. E' la particolare condizione in cui sia la pressione sale oltre i livelli di guardia sia il colesterolo Ldl, quello cattivo, tracima oltre la soglia desiderata. Stando alle ricerche, è più facile che una persona presenti entrambi i fattori di rischio, soprattutto con l'età che avanza. E proprio per queste persone, in base all'effettivo pericolo per cuore e arterie, occorre studiare strategie su misura per controllare la situazione.
Il problema, in questi casi, è duplice. Da un lato occorre individuare chi è rischio, dall'altro, questa è la sfida, fare in modo che assuma regolarmente i trattamenti indicati dal medico. Purtroppo le statistiche dicono che l'aderenza alle cure è uno scoglio difficile da superare: in chi soffre di "lipitensione", in due casi su tre dopo soli sei mesi da un evento acuto la popolazione a rischio non segue pedissequamente le cure. E, altrettanto con dispiacere, i cardiologi rivelano che basterebbe una valida aderenza ai trattamenti per avere un 20-25% di rischio in meno di sviluppare una malattia. "Oggi sappiamo che la mancata aderenza può essere considerata un vero e proprio fattore di rischio aggiuntivo per i cardiopatici - segnala De Luca - basti pensare che anche il Piano Nazionale Cronicità del Ministero della Salute segnala come occorre individuare soluzioni che consentano di aumentare questo parametro per un più efficace controllo dei rischi. In questo senso va la raccomandazione verso le cosiddette "polipillole", ovvero compresse che consentano di somministrare in un'unica soluzione diversi principi attivi, sia per il solo controllo dell'ipertensione sia per ridurre tanto i valori della pressione arteriosa quanto quelli del colesterolo Ldl.
Oggi la Società Europea di Cardiologia consiglia proprio questa strategia già in fase iniziale in chi soffre di "lipitensione", visto che consente di ottenere esiti migliori sia in termini di eventi ischemici come l'infarto sia di mortalità". Come se non bastasse, ci sono anche studi che mostrano come la semplicità di somministrazione per i pazienti ipertesi, "compattando" i farmaci possa anche avere un beneficio superiore rispetto ad un aumento del dosaggio del singolo medicinale. Si tratta di informazioni importanti in termini di gestione delle persone a rischio cardiovascolare che oggi, complici le problematiche diffuse a carico del metabolismo, sono sempre più frequenti.
Colesterolo: una nuova arma per battere quello cattivo