Il colesterolo alto provoca infarto e ictus, ma pochi lo controllano

di Antonella Sparvoli

Nel nostro Paese, più di un decesso su tre è imputabile alle malattie cardiovascolari che rappresentano la prima causa di morte sia per gli uomini sia per le donne. Gli effetti del colesterolo alto sono sottovalutati e a volte dieta e farmaci non bastano

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Il colesterolo alto è uno dei maggiori nemici per il cuore, peccato però che più di un italiano su quattro lo sottovaluti e che una persona su tre ritenga che il rischio riguardi essenzialmente chi ha già avuto problemi cardiovascolari. Ancora, meno di una persona su due sa che è il colesterolo Ldl (che non a caso viene di norma menzionato come colesterolo «cattivo») ad essere dannoso per la nostra salute.

L’importanza della prevenzione

Questi alcuni dei dati emersi da un’indagine di Swg (per Sanofi), presentata alla vigilia della Giornata Mondiale del cuore 2022 (29 settembre), per ribadire l’importanza della prevenzione. «Nel nostro Paese, più di un decesso su tre è imputabile alle malattie cardiovascolari che rappresentano la prima causa di morte sia per gli uomini sia per le donne — fa notare Emanuela Folco, presidente della Fondazione italiana per il cuore (Fipc) che da oltre 30 anni si impegna per promuovere la conoscenza delle patologie cardiovascolari e porre l’attenzione sulla loro prevenzione —. Oggi si vive più a lungo, ma gli anni guadagnati non sono in salute, si diventa più fragili e proteggere il cuore è fondamentale. Per questo bisogna sensibilizzare i cittadini a preoccuparsi della propria salute cardiovascolare a partire dalla prevenzione primaria, sottolineando la necessità di corretti stile di vita e di una sana alimentazione, ma anche e soprattutto secondaria laddove sia presente una condizione patologica che necessita la presa in carico da parte di uno specialista».

Le conseguenze del colesterolo alto

L’ipercolesterolemia è uno dei maggiori imputati all’origine dell’infarto cardiaco. Quando presente in eccesso il colesterolo Ldl tende a depositarsi sulla parete delle arterie, provocandone ispessimento e indurimento progressivi ovvero la ben nota aterosclerosi. Se non si interviene in alcun modo, con il passare del tempo si possono formare di vere e proprie placche che ostacolano il flusso sanguigno e possono addirittura bloccarlo. Inoltre, le placche possono staccarsi e formare un trombo, che può indurre un infarto o un ictus . Purtroppo c’è ancora chi non ha la consapevolezza delle conseguenze dell’ipercolesterolemia, come emerge dall’indagine di Swg. Il 20 per cento degli italiani non conosce infatti i rischi derivanti da alti livelli di colesterolo Ldl, mentre ben quattro persone su dieci pensano che bastino dieta e attività fisica per tenerlo sotto controllo, ma non sempre è così, in particolare quando i valori sono fortemente al di fuori dei range. Sebbene il 92 per cento degli intervistati ritenga che i problemi cardiocircolatori possano essere evitati con azioni concrete di prevenzione, meno del 20 per cento esegue visite di controllo e solo tre persone su dieci si sono sottoposte a una valutazione del rischio cardiovascolare nell’ultimo anno.

I farmaci

I livelli di colesterolo Ldl non dovrebbero superare i 116 mg/dl nelle persone sane, ma questa soglia scende in chi è a rischio fino a raggiungere i 55 mg/dl in chi ha già avuto un infarto. «La prevenzione è fondamentale per tenere alla larga le malattie cardiovascolari, ma diventa cruciale quando si parla di pazienti ad alto rischio. Chi è reduce da un evento cardiovascolare ha un’alta probabilità di andare incontro a un nuovo infarto o ictus negli anni successivi — riferisce Ciro Indolfi delle Società italiana di cardiologia —. Tuttavia, come sottolineano le recenti linee guida della Società europea di cardiologia, l’implementazione delle strategie di prevenzione secondaria può ridurre sensibilmente il pericolo di nuovi eventi. Proprio su questo fronte si inserisce anche la lotta al colesterolo Ldl per raggiungere valori inferiori a 55 mg/dl e talora, nei soggetti a rischio altissimo, ad addirittura 40 mg/dl. In questi casi in genere non bastano le statine , i tradizionali farmaci anti-colesterolo, soprattutto se il paziente ha livelli di Ldl molto alti. Ora però si può contare sugli inibitori della proteina Pcsk9, capaci di ridurre del 60 per cento il livello di colesterolo Ldl e da poco utilizzabili in prevenzione secondaria con prescrizione a carico del Sistema sanitario nazionale».

29 settembre 2022 (modifica il 29 settembre 2022 | 09:47)